giovedì 2 dicembre 2010

IL TEMPO DELLE CILIEGIE - Capitolo II (parte 2a)

 - SEDOTTA E ABBANDONATA -
parte seconda
(qui la prima parte)



Mentre Apollonio beve, ride e chiacchiera amabilmente, Lepido è perso nel divano di casa a soffrire per un dannato mal di denti.
Dannato in quanto opera del demonio, essendo convinzione comune che siano opera demoniaca tutti i mali subiti dall’uomo. O forse dannato perché la casa del demonio è la casa dei dolori, la casa degli esseri trapassati che non soffrono le pene dell’animo bensì quelle del corpo: mal di denti; continue emicrania; distorsioni multiple alle caviglie; chi tossisce come farebbe Fausto Leali se ingoiasse un amplificatore; orecchie che fischiano come se dentro vi si fosse insediato il buon vecchio Trapattoni; una sorta di post-vecchiaia insomma. Grandezze dell’uomo: non sa cosa si cela dopo la morte, se qualcosa si cela, ma in compenso ha avuto già la prontezza di attribuire all’inferno questo presunto status di casa di cura per malati terminali. Miracoli della metafisica.
Ma dicevamo di Lepido. E’ a casa sua con la bocca stretta a mugugnare un malessere che farebbe soffrire persino Chuck Norris, figuratevi quindi una persona normale con una soglia del dolore bassa quanto la dignità di Dell’Utri.
Steso sul divano, Lepo tenta di intrattenere il suo sistema nervoso con uno sfrenato zapping televisivo: dieci secondi per canale, non di più. Ma il veloce giro di giostra tra le trappole del piccolo schermo riesce a fare più danni del previsto. Ad ogni stazione la sofferenza aumenta invece che diminuire, come nella via crucis.
Rai 1, “Porta a porta”: una scarica elettrica parte del dente e pervade le gengive.
Rai 2, un telefilm tedesco con attori rubati alle soap opera del Liechtenstein e un regista che sicuramente sarà morto suicida poco dopo aver visto il suo lavoro: “ma vaffanculo!..” sillaba sommessamente Lepo, mentre si accorge che la corda del dolore sta unendo pericolosamente i denti al cervello, per preparare un golpe d’altri tempi.
Rai 3, approfondimento giornalistico con “Linea notte”, La Russa che sbraita, Cirino Pomicino che lo bacchetta, colpe e meriti ancora da attribuire dopo vent’anni di governi vari: “morite!”, sussurra Lepo, con le tempie che vibrano come percussioni.
A Rete 4 dei porci parlano di Avetrana e Sarah Scazzi, a Canale 5 c’è “Matrix” e il cinepanettone, a Italia 1 un poliziotto che tenta di risolvere un omicidio dopo aver indagato anche nel buco del culo della vittima, a La 7 c’è La 7: “MA CHE SCHIFO, BASTAAA!!!...”. Lepo si vendica e con le poche forze rimaste lancia il telecomando contro il muro, poi si alza e calcia il televisore, che si abbatte sul lato destro e non si rompe solo perché è abbastanza vecchio da resistere a certi traumi. Pochi istanti di libidine da sfogo e si dimentica pure per un momento del dolore maledetto. E’ arrivato il momento di cercare Apollonio. Lepo gli manda un sms: “Fra un po’ spacco tutto, ho già iniziato con la tv. Vieni e porta un film di Lino Banfi. Mi servono risate stupide e qualcuno che mi faccia da tata!...Grazie.”
Apollonio è sempre con Camilla. Sono ormai due ore che parlano. Ma questo loro non lo sanno, dovete fidarvi della mia parola. Perché per loro il tempo si è volatilizzato, scacciato da quella manifestazione straordinaria della realtà che è la serenità. Sanno soltanto di essere uno di fronte all’altra, e non gli dispiace. Ma l’arrivo di quell’sms è una secchiata di acqua fredda su un corpo nudo addormentatosi al sole.
Cosa c’è?”, chiede Camilla.
Niente, niente...”, risponde distratto Apo.
Ma lo capirebbe pure Calderoli che sta mentendo. Gli occhi non fissano più dritti il volto di Camilla, restando invece ancorati all’asfalto grigio, che racconta meglio di ogni altra cosa quanto può essere monotona la realtà che ognuno si sceglie. Allora prende vigore e spara: “Mi spiace Camilla, ti devo lasciare. Ho un amico che non sta bene..
Neanche termina il suono dell’ultima sillaba delle parole di Apo, che già Camilla ci si fionda dentro con le sue: “Ma che ha il tuo amico? Sta morendo? No perché se non è in fin di vita, allora sappi che sei un coglione!
Apo vorrebbe dire tante cose, ma ha paura di sprecare tempo per non essere compreso. Vorrebbe dire a Camilla che un giorno sarà lui ad aver bisogno di sostegno, e quel giorno Lepido ci sarà sicuramente; ma se anche così non fosse, lui ora ha questa certezza e vuole coltivarla fino in fondo. Vorrebbe dire a Camilla che dopo quel messaggio lui non sarebbe stato più lo stesso di prima, e forse è meglio che si faccia da parte e lasci di sé un ricordo buono, rovinato solo un po’ al margine. Vorrebbe dire a Camilla che non si può stare davvero bene se le persone a cui tieni non stanno bene. Vorrebbe dire tanto, ma dalla bocca gli spunta solo un modesto: “Peccato..
Però Camilla certe cose pare comprenderle lo stesso. Forse si leggono negli occhi di Apollonio, nei suoi gesti sinceramente rassegnati, nella plateale distanza tra l’Apollonio che stava facendo di tutto per conquistarla e l’omonimo tizio che un paio d’ore più tardi decideva improvvisamente di interrompere il loro idillio. Allora le viene un sorriso istintivo, da’ un ultimo sorso al bicchiere prima di buttarlo, e poggia la mano sinistra sulla guancia di Apollonio: “Vai a sostenere un amico che non c’è, e lasci una ragazza che oramai ci stava..
Apo non la fa continuare a parlare: “A voler capire troppo si perde il senso della realtà, cara, ed io temo soprattutto il giorno in cui non saprò cosa fare. Il resto dipende dalla sorte, se vorrà ci ritroveremo.

Quindi le diede un bacio poco sotto lo zigomo, si voltò per avviarsi alla macchina e la lasciò lì da sola, sedotta e abbandonata. Come questa storia.

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