lunedì 29 novembre 2010

Et in terra pax

Era giunta l'ora di dirsi addio. Seduti allo scalone di quella chiesa con tante colonne, che guardava assopita le nostre nuche cadenti. Teste basse, come due penitenti. In attesa di giudizio. Il nostro.
E ora come farò? Come farò senza le tue sorprese? Come farò senza le tue richieste e le tue esigenze? Chiedevo io. Sapendo che non mi era dovuta alcuna risposta, né tanto meno alcun compatimento. Ma quello non era tempo di domande, di rimpianti, di preghiere o quant'altro. Era solo tempo di godere del poco tempo che restava.
E vidi passarmi davanti tutte le immagini di ciò che avevo vissuto e di ciò che avrei potuto. Sorrisi allora, e senza scegliere un'immagine ben precisa pensai all'origine, al prima, a quando tutto doveva iniziare e tutto doveva ancora essere.
E mi ricordai di paure, speranze, dubbi e progetti. Mi ricordai che sognare la vita spesso è meglio che viverla. Mi ricordai di ieri notte.
Ero sempre qui, e salutavo la fine di una giornata. Proprio come sto facendo ora. Benvenuta notte. Addio oggi.

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