martedì 13 settembre 2011

La posta del cuore - settembre 2011


In tempi in cui i contenuti scarseggiano, a parte le solite minchiate su politica e calcio e tv (di cui parlerò sicuramente nelle prossime settimane, non temete..) mi sembra quasi normale dare spazio ad uno dei monumenti all'occupazione inconsulta di carta da giornale. Parlo della famosissima "posta del cuore", quella sezione che tanto ha dato a riviste scandalistiche come "Novella 2000" e "Cioè", e tanto ha raccolto da riviste più scandalose come "Panorama" e "La Stampa", con Carlo Rossella e Massimo Gramellini a far da carta da parati a una rubrica che, se l'avessero fatta sul giornaletto della mia scuola ai tempi del liceo, sarebbe finita con un'occupazione dell'edificio più richiesta di pena di morte per tutto lo staff editoriale della testata scolastica.
Insomma, per non tirarla troppo alla lunga, apro anch'io la mia posta del cuore, con sms, lettere e quant'altro perverrà direttamente alla mia attenzione, anche senza la volontà e l'autorizzazione dei soggetti interessati. Indi per cui, se volete fare uno scherzo o sputtanare qualche vostro parente o amico o ex, questo è il posto giusto. Io non verifico, non controllo, non chiedo di più. Seguo la linea editoriale di Feltri.
(Naturalmente per la posta uso uno pseudonimo, sapete com'è per non rovinare la mia reputazione).

Iniziamo subito da un messaggino che mi è arrivato giustappunto ieri. Mi scrive Ilaria da Vigevano:

"Ciao posta del cuore (skusa ma non so come ti kiami tu ke fai la posta del cuore), sn Ilaria e ho 8 anni suonati. C'è un ragazzo di IIIa media ke mi piace tanto, ma lui ha 13 anni (non so quanti + di me, non sn brava coi numeri) e non mi si fila. Kosì io gli ho mandato un sms e gli ho promesso ke se usciva con me io gli facevo vedere le tette. Lui ha accettato. Ora xò c'è un problema: io non ce le ho ancora le tette! Come la risolvo sta kosa? Dici ke se ne accorge? Ho paura di deluderlo, poi non mi amerà + sicuramente. Ciao. Tvtb."

 - Allora Ilaria, innanzitutto vorrei dirti una cosa, fondamentale per continuare questo nostro rapporto epistolare: usa un'altra volta la lettera K con lo stesso criterio con cui si mette il formaggio sulla pasta al pomodoro, e giuro che chiamo tuo padre e gli dico di trasferirti a una scuola serale per extracomunitari, che almeno quelli ce l'hanno una giustificazione per parlare male l'italiano.
Ora veniamo a noi. La tattica che hai attuato con questo tizio ti fa molto onore, davvero, mi appari sagace  e determinata. Però il problema delle tette resta, tu gliele hai promesse e ora qualcosa a sto ragazzo gli spetta, visto che t'ha creduto sulla fiducia. E la fiducia è il primo passo per l'amore. Quindi il mio consiglio è: visto che tu tette non ne hai, se hai una sorella o una cugina o un'amica più grande messa meglio di te, portati pure lei all'appuntamento. Vedrai che il ragazzo sarà soddisfatto, e tu guadagnerai punti agli occhi del suo cuore. Poi fammi sapere come va' (con l'italiano intendo).
Un abbraccio,
VladimiroPutin.
.   .   .

Riporto adesso un bigliettino lasciatomi sotto l'uscio di casa dalla mia portinaia, dice che è di qualcuno del condominio che l'ha lasciato nel suo stanzino, senza firmarlo:

"Per la posta del cuore di VladimiroPutin. Sono una diciassettenne follemente innamorata di un ragazzo di 20 anni che è uscito con me solo una volta, e l'abbiamo fatto, e lui poi non si è fatto più sentire. Io ci sto male da morire, ma lui non mi risponde, o quando sente la mia voce riattacca. Ed io vorrei solo dirgli che lo amo. Saluti dal quarto piano...oh cazzo non lo dovevo scrivere!.. Beh vedi di non sputtanarmi ti prego. ciao."

 - Cara Alessia Settembrini, come vedi non ti ho sputtanato. O meglio non avrei voluto, ma il vostro cane continua a pisciare dal balcone ed io mi sono rotto il cazzo di lavare i panni tre volte al giorno. Se non avete tempo di portarlo giù, ditemelo che ce lo porto io sui viali a pisciare. E poi probabilmente lo libero..
Comunque la tua storia sentimentale fortunatamente è più facilmente risolvibile. Questo ragazzo hai detto che ha 20 anni e tu 17? Ok, denuncialo. Una volta che sarà lui a venire da te per chiederti di ritrattare e dire che in realtà nel rapporto eri consenziente, allora forse sarà più facile farti dichiarare il suo amore. Poi digli che è stata una scelta difficile, l'hai fatta per il vostro amore.
Con immutata stima,
il gentile VladimiroPutin.
.   .   .

Con questa per oggi è tutto. Arrivederci alla prossima posta del cuore dal vostro VladimiroPutin. E non dimenticate mai la massima che mi ha aiutato ad essere quello che sono oggi: "le grandi occasioni arrivano una volta sola, se non le afferri al volo passeranno altri alla storia" (Fabri Fibra).

venerdì 2 settembre 2011

Reportaggi - "La paura"


Ci sono sentimenti, situazioni, strutture e sovrastrutture, paradigmi, concetti base di cui non possiamo fare a meno. Noi, intesi come popolazione, dobbiamo provare e attraversare forzatamente tutte quelle fasi emozionali e psicologiche che ci formano come esseri umani completi e sempre un po' più maturi. Per questo si soffre mentre si ama, si mangia quando ci si ammala, si ride dopo che si piange, si cammina quando non si dorme, si sbaglia se non si è nella ragione, si ignora prima di conoscere. E per questo si teme per poi prendere coraggio.
I bambini nascono con la paura addosso, e sono anche i primi a combatterla affrontando sfrontati ciò che non sanno, che è tanto. Tutti poi, adolescenti e ragazzi e uomini e donne via via più adulti, conviviamo col terrore. Per poi sbarazzarcene, o quantomeno per affrontarlo; altrimenti non lo sapremo mai di che pasta è fatto il coraggio. Il brivido lungo la schiena, la goccia di sudore tremolante sulla pelle d'oca che pare un campo minato, i sensi che si allertano per registrare qualsiasi modificazione della realtà esistente, in fin dei conti per confermare che hanno perso il controllo della situazione, e il susseguente salto nel buio.

Tutti abbiamo paura. Tutti, tranne i foggiani.
A Foggia la paura non esiste più. Esiste la certezza della pena, pure se non hai fatto nulla. Anzi, soprattutto se non hai fatto nulla. Un giustizialismo ancora più rozzo e triviale del giustizialismo in sé, perché rozza e triviale è la legge che lo governa. Se ci fosse un Tribunale della Violenza Foggiana, al posto del famoso motto "la legge è uguale per tutti", troveremmo una tavola con su scritto l'altrettanto noto postulato moderno: mo t shcatt 'n gurp ("adesso ti faccio soccombere definitivamente nelle tue stesse budella").
Ma non perdiamo di vista il nostro elemento fondamentale, nonché il grande assente: la paura. Il passaggio, da essere timoroso a essere con una colonna vertebrale vagamente eretta, a Foggia non esiste più. Non puoi avere coraggio se non hai paura, e non hai paura perché sai già come andrà a finire. E se non va a finire come avevi immaginato, è soltanto per pura coincidenza, o perché chi ti doveva crepare in corpo (stesso significato di "t shcatt 'n gurp") aveva altro da fare, o comunque per motivi alieni dalla tua responsabilità e volontà. Perché nella giungla foggiana il margine d'azione è limitato, e non puoi contrastare in alcun modo l'escalation del continuo subire; a meno che tu non abbia armi (coltellini, pistole, mazze, cric e altro che sfreggi), branchi di bestie numerosi con cui restituire onori e complimenti al tuo avversario, o amicizie "importanti" presso cui andare a ricorrere (termine che equivale un po' a "pregare", lì dove pregare equivale un po' a "chiedere una grazia" a colui che siede alla destra del Padrino). Facendo così, però, si entrerebbe nel modus agendi degli esseri ferini e nel loro stato di diritto. Diritto, o rovescio; dipende da dove ci si trova rispetto al loro polso.

Ma c'è chi belva non vuole diventare, e vorrebbe solo aver paura. Una legittima paura della violenza, di quel lato maledettamente oscuro della mente umana che ferisce lì dove siamo più vulnerabili: nella nostra dignità, negli affetti, nelle nostre cose. E qui il male fisico c'entra ben poco. Voglio avere il diritto di aver paura della più folle o tristemente cinica espressione della cattiveria umana. E prendere le mie misure per affrontarla, per quello che posso, senza pretendere nulla da me stesso se non la voglia di sforzarmi per capirci magari qualcosa in più di questo male da cui provo a proteggermi.
Invece non c'è niente da capire. Nessun timore, ti devi rassegnare: prima o poi subirai anche tu la cieca legge della nuova normalità foggiana. Non temere di aver fatto qualcosa di sbagliato, non serve. Sarai punito a prescindere, per precauzione, cosi capisci cos'è che governa questa piccola terra di nessuno.
Una volta i vecchi foggiani dicevano "si trasut' ind' a paur'!", per dire di quando ti accorgevi che dovevi iniziare a stare attento a qualcosa o qualcuno. Ma adesso no, lì non ci entra più nessuno.
Niente terrori, mi spiace. E non perché devi stare tranquillo, anzi; è solo che a Foggia ormai non puoi più permetterti neanche la paura.