giovedì 29 dicembre 2011

Lauta biografia di un osservatore foggiano - capitolo I



Capitolo I


"25 GIUGNO: IL 'GIOVEDI' NERO' DEL MIO CONDOMINIO"


Foggia, 25 giugno/1987

Venni al mondo, in tutta la mia simpatia, chiedendo subito che venisse richiusa la via della luce che voleva rapirmi, per restare a dormire soltanto altri cinque minuti.
Primo figlio maschio della famiglia, dopo due bambine, erano ormai pochi quelli che credevano in un possibile fiocco azzurro in casa mia, e i bookmakers, dalla portineria del nostro condominio fino al postino di zona, quotavano la nascita di un figlio maschio addirittura a 7.50.
Così nessuno si spinse a pronosticarmi nascituro, e tutti preferirono invece puntare sul cosiddetto “no born”, che significava una nuova femminuccia o in alternativa la possibilità che i miei genitori, consigliati dalla sensitiva di famiglia (assegnata proprio dall'Asl), riuscissero a convincermi a restare qualche mese in più nel grembo materno in attesa di una situazione politica ed economica più stabile nel paese; o forse solamente per non perdere i soldi che loro stessi avevano scommesso prima dell'ecografia che stabilì definitivamente il mio sesso: maschio, con tendenze future a pisciare seduto. Ma solo per noia.

[Parentesi col mondo reale n° 1]

Colui che svolse quella fatale ecografia, subì la più pesante delle punizioni: divenne il medico di Michael Jackson. Ora pare sia colpevole di avergli consigliato una cattiva crema per la pelle.



Le cose andarono quindi diversamente da come molti si aspettavano, e il 25 giugno fu un giorno di rabbia e sconforto per tutto il condominio di via Dante, soprattutto per chi aveva puntato forte su (contro) di me. Ci furono suicidi, qualcuno dovette abbandonare la casa che aveva ipotecato, signore e signori di mezz’età si trovarono costretti a vendere prestazioni sessuali per pagare i debiti contratti con l’agenzia di scommesse; queste e altre piccole tragedie caratterizzarono la mia venuta al mondo.
Molte famiglie del palazzo si presentarono quella notte sotto il reparto maternità, ma senza facce di giubilo, bottiglie di spumante, bouquet di fiori, volantini del movimento "Pro life" di Ferrara e tutto quanto il resto si usa di solito per celebrare un nuovo venuto. Semplicemente, mi odiavano. I danni economici che avevo causato a quegli individui li aveva persino distratti dal fatto che la Dc avesse preso ancora il 34% alle elezioni di qualche giorno prima. La mia nascita insomma li aveva inferociti, spazzando via in un lampo di quasi estate tutta l’amorevolezza e lo stupore che solitamente si provano nei confronti di un piccolo fagotto in cui non si distinguono ancora il sopra e il sotto.

[Parentesi col mondo reale n° 2]

Non c'entra un cazzo, ma Sergio Rizzo è uguale a Bettino Craxi.



Feci subito amicizia con un tale molto scuro di capelli che riposava alla mia destra, e di cui non posso riferirvi il nome perché quando ci conoscemmo avevamo tutti e due poco più di un’ora di vita, e lui il nome ancora non l’aveva.
Il tale si rivelò subito un tipo pratico. Innanzitutto mi consigliò caldamente di sfruttare una delle uscite riservate del palazzo ospedaliero per eludere l'agguerrita folla; quindi aggiunse che avrei fatto meglio a rifugiarmi per un po’ di tempo in un posto lontano, tipo il Messico o l’Argentina, aspettando o che la gente estinguesse i propri debiti, o che magari dimenticasse l’accaduto, oppure meglio ancora che morisse del tutto.
Insomma non ero nato sotto i migliori auspici. Sarà stato per l’aspetto estetico, o forse per una faccia poco convincente e un po’ paracula, ma sta di fatto che sin dagli esordi non erano pochi quelli a cui stavo sul cazzo. Mi consideravano un porta rogne, uno svogliato, e avevano poca fiducia sul fatto che potessi riuscire in qualcosa nella vita.
E il ricordo sale all’ostetrica, l'adorabile zitella che mi raccolse ancora sporco e lucido dalle mani del dottore. Mi fissò, alzò la mano destra, e lì, invece di darmi quei soliti schiaffi che si danno agli esseri appena nati, mi indicò di guardarla negli occhi bisbigliando: "Ehi stronzetto, non crederai mica che mi sporchi le mani per te!?"
Ed era solo l'inizio.

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