Si esce per Foggia. Si esce con la consapevolezza che tutto non è, ma tutto può essere. Il portone dietro si chiude, e davanti a te si spalanca una città che è un mistero.
Aspettate però, torniamo un attimo indietro. Perché io Foggia la conosco, e allora devo controllare una cosa: ma il portone si è chiuso per bene? Come non detto: non s'è chiuso un cazzo. Ecco il male, anzi uno dei mali incurabili di questa città: i portoni. Com'è quel proverbio, "si chiude una porta e si apre un portone"? Beh se siete a Foggia dimenticatelo, ché tanto i portoni sono già tutti belli che spalancati; anzi, diciamo solo spalancati.
Mi emoziono spesso a leggere quegli avvisi disperati con su scritto: "SI PREGA GENTILMENTE DI CHIUDERE IL PORTONE". Efess', è 'na parol'!..(per chi legge da Oltretavoliere equivale a: "Eh, facile a dirsi!") ..Mi viene quasi da piangere pensando alla buona fede del pover'uomo autore della scritta, ma mi viene anche da pensare che forse avrebbe fatto prima a chiedere, con la sua proverbiale gentilezza, di chiudere il mondo fuori.
Chiudete il mondo, per piacere! Coi portoni c'abbiamo provato, ma niente da fare.
Portoni che ti scattano dalle mani per chiudersi a saetta, neanche se le molle che li regolano fossero state costruite da Robin Hood in persona. Sono quelli che vediamo perennemente aperti, tenuti fermi con mezzi di fortuna. E di fortuna ne serve davvero tanta, perché se il portone scappa poi sono cazzi: si chiude con la stessa velocità con cui si chiudono le indagini su Berlusconi, e scoppia un boato da bombardamento della seconda guerra mondiale che lo sentono fino a Napoli e pensano che il Vesuvio si sta risvegliando.
Opposti a questi ultimi, ci sono i cosiddetti portoni "al rallenty": sono sempre sul punto di chiudersi, ma quel punto purtroppo non lo oltrepassano mai. Sono i portoni del domani, prima o poi si chiuderanno. Mentre tu sei ancora lì che aspetti, pensando: oh, mò facim' nott'!..(per chi chiama da fuori Foggia sarebbe: "su muoviamoci, che la vita deve andare avanti!")
Intanto la notte arriva davvero. E ti coglie svagato e fesso, perché tu sei rimasto lì avendo seguito i dettami di una scritta che recita: "SI PREGA GENTILMENTE DI ACCOMPAGNARE IL PORTONE". Hai pensato che se qualcuno s'era addirittura premurato di scriverlo, forse quel portone aveva davvero bisogno di un accompagnamento. Chissà di quale grave malattia soffrirà? Forse è tanto solo, tanto vecchio e tanto stanco? Finché non arriva un signore indistinto a dirti: "Babbiò, so tre or' che sti annanz a stu purton': che è fa, t'è luà da nanz' che st'c na fil' d gent' che adda passà?!"..(chi parla un altro italiano direbbe più o meno: "Stranissimo individuo, potrebbe andare a fare qualcosa di utile per la società piuttosto che stare a occupare l'ingresso di questo palazzo?!").. Deriso e sconsolato ti allontani. Pensavi di fare una cosa carina. Maledetti portoni, la prossima volta col cazzo che vi accompagno, pensi.
Rotti, coi vetri infranti, le maniglie mancanti, neanche si chiudono: ecco i portoni della mia città. Inutili, come tanto altro. Alla prossima.
2 commenti:
il ricordo cade su una molla nodua di garibaldesca memoria
ahaha...aspettavo che lo scrivessi..
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