venerdì 8 agosto 2014

Metà-Racconto



Ho mezzora per raccontarvi di una mezza sega incontrata davanti a una mezza pensione, nel bel mezzo di una mezza stagione, che poi mezza non sarebbe, ma lo è diventata rinunciando ad ogni aspirazione estiva.
Lui si chiamava Mezzut Gallo, di padre mezzo turco e mezzo uomo deciso col tempo a trasformarsi in donna (per ora ancora mezza), figlio a sua volta di mezzadri catapultati in città dall'urbanizzazione delle masse contadine.

Mezzut si faceva largo in mezzo alla strada a colpi di "mezza", che un tipo di mazza con la particolarità di essere storpiata in una lettera per la sola circostanza di trovarsi in questo scritto. Con questo mezzo, lui divideva le masse proprio come Mosè in quel tempo divise gli ebrei.
Semi-sforzo (azione riflessiva smorzata), posso ricordare Mezzut venire apostrofato come il più stupido dei mezzosangue e contemporaneamente il più famoso utilizzatore di mezzucci completamente inutile ad elevare le sorti della sua persona.

Pari-menti tu (azione giudicante equilibrata), lo conosci Mezzut e non puoi non affermare che la sua brutta poesia di mezzanotte fosse l'abitudine più insensata che un mezzo italiano potesse avere, come quando si inventò che "Nel mezzo del cammin di nostra vita, la cute si ammoscia e la capigliatura se ne va ingrigita".
Di-visi (complemento di specificazione separata) come quelli combattuti dalle cazzate di Mezzut ne ho visti però pure nei mezzodì di certe domeniche, quando il nostro semi-nava (azione produttiva ridimensionata) il panico tra i tifosi interisti di metà anni '90, urlando e ribadendo che Luca Mezza-no fosse meglio di Roberto Carlos.

PS (meta-fisico). Durante gli anni del liceo, ho passato molte serate estive in un posto chiamato da tutti "La Mezza".


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