Come d'altronde hai potuto constatare tu stessa, visto che sei nata in perfetta forma completamente a digiuno di passato, con in mano solo giorni a venire e niente verso cui tornare.
E non lo dico io che serve a poco, ma lo dice la storia stessa. Quella tradotta dal genio di zelanti ricercatori e onesti usurpatori di fonti più o meno affidabili, tutti però incapaci di venire a patti con la verità.
Così la mia, la nostra Patria, finisce per morire e rinascere di continuo sulle note di un eterno balletto di servi, padroni e schiavi. Chi ha vinto ha vinto, e chi ha perso ha perso, scurdammac' o passat: siamo gente d'Italia.
Abbiamo visto quel duce urlare e ridere, salire sulla mietitrebbia e scendere a testa in giù a piazzale Loreto, per un momento hanno cercato di instillarci persino pietà. E abbiamo studiato le intenzioni in Vietnam, i fasti eroici del Risorgimento, le mode di Napoleone, le messe di Carlo Magno. E fra trent'anni ci diranno come i presidenti Cossiga e Andreotti, fra un silenzio e una battuta di spirito, hanno malgestito il caso Moro, le bombe di piazza, la mafia e la magistratura che diventava primo potere dello stato a pari merito con quello esecutivo e calcistico.
Quindi con una sigla, una risata, una bestemmia o un'acuta analisi spaccheremo il capello in quattro, e ognuno avrà ancora la sua parte.
Ma è tutto inutile, te lo ripeto. I buoni, i cattivi, il contesto, le motivazioni, le conclusioni: tutto giustifica, tutto placa. E più se ne scrivono, più diverse sono, più il cerchio si chiude: la pace è raggiunta.
Perché è umana come l'uomo che la racconta, e l'uomo è un errore che esiste nella speranza di autolimitarsi in vita. Così ogni evento si umanizza e, spiegato, ritorna. "La prima volta come tragedia, la seconda come farsa", dice Marx. Quello della fine della borghesia, della dittatura del proletariato, del superamento dello Stato: 160 anni di inoffensive seghe mentali. Di uno storico, appunto.
Si, Gaia, è inutile. Un esercizio di finta umanità buono per chi se lo può permettere. Costruisce le immagini di un certo momento pretendendo di rimodellarle poi con sempre maggiore precisione nel tempo. Vuole cambiare il passato nel futuro: pura utopia, follia da megalomani vicini alla malafede.
La storia illude, rammarica, coinvolge senza sconvolgere. E' scritta perché non può essere praticata, iscrive nella memoria un passato altrui, che non ci è appartenuto, che non ci apparterrà mai. Impone ieri nel nostro domani.
Per questo bisogna combatterla, nel presente, ogni giorno, guardandoti negli occhi e salutando il tuo arrivo.
Benvenuta, Gaia.
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