lunedì 10 giugno 2013

Senza vergogna



Ho spento la luce della camera, e ho chiuso la porta.
Ci sono momenti della vita, situazioni scelte, in cui la sola azione possibile è la rinuncia; l'unica affermazione di  volontà, il rinvio.
Non le dimentico le parole di mia nonna: "Se non sai cosa fare, non fare niente". Ma le porte non sono fatte per l'immobilità, ogni soglia è un propulsore di eventi. Esserci o non esserci, il confine è tanto labile quanto irrimediabile. Anche gli stadi e i bagni pubblici non contemplano le porte socchiuse, e nemmeno la casa del Signore: devi scegliere.
Mara era distesa sul fianco: non l'ho vista, l'ho disegnata. O immaginata, o desiderata. Il suo letto si trova sulla sinistra della camera: quando si è sulla soglia, la porta lo fa scomparire dagli  occhi.
Comunico a me stesso quanto ho deciso, lo rivedo, lo sento trascinarsi stancamente sulle labbra come a ripetere svogliato una preghiera a cui non credo più.
Avete presente i saluti a chi vorremmo non partisse mai? Le risate, le raccomandazioni, le venature di "vorrei" che gonfiano i canali sanguigni tra un "mi piacerebbe che tenessi questo" e un "ti scrivo appena arrivo"? Ecco, esattamente quelle formule di rito che tolgono spazio al silenzio degli amori vinti e alle lacrime rabbiose delle mancanze materiali.
Mi muovo lento e posato per togliermi via da quell'uscio delle tentazioni. Mara mi concede il lusso di essere, nello stesso tempo, schiavo del piacere e severo fustigatore delle continue fantasie che le dedico. E che lei cerca, alimenta, impone.
Il confondersi dei corpi nudi in un unico odore di piacere diventa però subito una minaccia, un'allerta: così rischi di innamorarti di me, mi dice lei, e non puoi, sei ancora debole, io richiedo attenzioni, sforzi! Continua ancora lei. Trattandomi come fossi io una Grecia qualsiasi, e lei la troika.
Serve rigore. E saperla sdraiata a un metro da me non può essere d'aiuto. Ma è lì che si svela la differenza tra chi chiude gli occhi alla realtà, e chi invece è padrone del proprio destino. Perché in certe occasioni un "no" vale più di mille sonni eccitati.
Ci sono momenti nella vita in cui bisogna girare le spalle, e voltarsi indietro. Ma non era il caso di stasera.
Ho spento la luce della camera, e ho chiuso la porta.
Quando ho fatto il primo passo verso il letto, Mara ha lanciato via il lenzuolo scoprendo le gambe fresche, e si è voltata ridendo.
Sapevo di non sbagliare: era distesa su un fianco. Sveglia. Aspettava me.


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