venerdì 1 marzo 2013

Qualcuno che ho imparato a conoscere




Il mio Gesù personale oggi è sceso a dirmi che è tutto ok, che le cose vanno come devono andare.
Allora io gli ho detto che forse bisogna rivedere i programmi originari. Ma lui mi ha risposto che ha vinto regolarmente le primarie, con Barabba, e che tornare indietro non si può, anche perché croce e chiodi li ha presi lui. Non io.
Io gli ho detto che forse lui e il suo staff hanno fatto un errore di prospettiva. Certo, duemila anni di consenso sono duemila anni di consenso, e non si discute; tenere botta a riformatori, maniaci e pazzoidi con in testa sempre quel cazzo di progresso avrebbe sfiancato chiunque. Ma col senno di poi gli obiettivi a lungo termine sono stati toppati praticamente tutti: amore, solidarietà, fratellanza, eguaglianza, rispetto, fiducia nel prossimo.

Il mio Gesù personale si è allora detto stupito della mia faciloneria, della semplicità con cui, a suo dire, giudico cosa va e cosa non va nel mondo.
Lui, laurea in psicologia e una vita passata a fare il motivatore, non ci sta proprio a guardare solo il bicchiere mezzo vuoto. Ci sono un sacco di cose belle nel mondo: la sintassi, il fermento inspiegabile suscitato da due persone che discutono ad alta voce, il mare di notte, la paura eroica e contagiosa di perdere chi si ama, i buffet dove si mangia a scrocco, i sogni erotici, la posizione orizzontale, gli alberi, le congetture.
Ne dice così tante che credo di non aver capito nemmeno quelle di cui mi sembra d'aver memoria, magari le ho inventate, chissà. E non certo perché un Gesù non potrebbe dire ciò che ho scritto: è il mio, figuriamoci se si perde in titubanze di sorta.
Piuttosto sono sicuro di aver mischiato ad un certo punto i miei pensieri alle sue parole, perché ogni volta che si parla di cose belle io faccio così: mi astraggo, metto a lucido la fantasia, penso di desiderare e desidero di pensare.

Il mio Gesù personale ha detto che io non sono proprio il tipo che si può permettere considerazioni critiche su chicchessia, visto che non ho un contratto di lavoro, e nemmeno un rapporto stabile o una squadra vincente per cui fare il tifo.
Si, lui è famoso per saper toccare i tasti giusti. Ma io non stato a guardare e ad ascoltare, e la cosa della squadra gliel'ho rinfacciata subito. Gli ho ricordato di quanto ha rotto il cazzo agli apostoli sul concetto di gruppo, di fedeltà, di credere prima di qualunque prova. Ed io questo faccio per i miei colori: sostengo una baracca sempre più decadente spesso fingendo di non sapere cosa vi è dentro, e la fine che farà.
Ma a differenza sua, ho pure aggiunto, io ho sposato una causa per scelta personale, non per imposizione altrui. Però queste sono cose private della sua famiglia, e non è giusto metterci bocca.
E forse è vero che lui ha più fascino, ma non credo abbia mai fatto ridere una ragazza più di me. Nell'unica festa a cui è stato, gli ho rammentato, si è ritrovato a dover trasformare l'acqua in vino perché si stavano annoiando pure le brocche.

Il mio Gesù personale comunque è convinto che io sia mezzo matto. Dice che parlo da solo, che sogno ad occhi aperti scene fuori dalla realtà, per una sorta di masochismo emotivo con cui auspico al meglio preparandomi al peggio.
Il mio Gesù personale non ha grande stima di me, sono sicuro che se mi vedesse fuori di qui fingerebbe di non conoscermi.
Il mio Gesù personale non è figlio di Dio, ma solo di una riflessione lunga e sbagliata. Per questo lo adoro.



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