Allora prende il telefono e inizia a scorrere la rubrica. A...B...ecco la C. Salta un altro paio di numeri, poi arriva su quello che stava cercando e fa partire la chiamata.
Squillo. Altro squillo. Terzo squillo. Quarto squillo. La pazienza che inizia a sgomitare per andare via...e poi ad un tratto: "Pronto, chi è?"
Risposta, segnale di vita che desta dal torpore e dona irresistibili afflati di speranza. Nulla è del tutto compromesso. E lui, stimolato nell'orgoglio da questa nuova possibilità di riscossa, attacca a parlare come la voce registrata del servizio clienti:
"Claudia, quanto siamo stati insieme, tre mesi? Ecco, in questi tre mesi la mia vita è cambiata! Sono diventato un altro, mi sento brillante, speciale, sereno, quasi invincibile.."
La voce dall'altra parte cerca di interrompere il discorso con poche sillabe: "Antonio senti.."
Ma non c'è niente da fare, Antonio non sente. Tutti i suoi sensi sono occupati unicamente a far confluire da un cellulare all'altro, attraverso un flusso sconnesso di parole che volano grazie a un ripetitore, quella poltiglia di convinzioni, dubbi e speranze che gli frullano dalla testa allo stomaco: "..Dentro di me è tornata quella fiducia che credevo d'aver perso definitivamente. Ho una forza strana che mi vibra nei muscoli e nei tendini, che mi pulsa nelle vene come se avessi fatto una trasfusione di sangue pulito.."
Intanto l'altro telefono ripropone lo stesso messaggio: "Antonio senti...Antò.."
Parole a un muro. La voce di Antonio si è quasi impennata di tono per il rush finale: "Claudia, ascoltami: io adesso sono una persona migliore. E posso amarti ancor più di quanto non abbia fatto in questi mesi. Sei stata sorpresa dalla mia presenza come dalla più inaspettata delle novità, ti capisco. Ed hai avuto bisogno di una pausa per rimettere le idee a posto. Ma non possiamo gettare a mare il nostro rapporto già adesso! Senza averci provato seriamente. Senza aver speso un decimo di tutto il sentimento che ci lega. Senza.."
Adesso l'interruzione è forte e decisa: "..Senza che continui a dire puttanate, per favore Antonio ascoltami: io sono Peppe, il fratello di Claudia. E Claudia non c'è: è uscita con un tizio e ha lasciato il cellulare a casa perché sapevi che l'avresti chiamata. Non ti vuole sentire per un po', ha detto.."
Silenzio. Sospiro, quasi un sollievo. Antonio sbotta: "..Grande Peppe, non sai quanto sono contento!...Cazzo che fortuna! Se tua sorella avesse sentito questo mare di puttanate, stavolta davvero m'avrebbe mandato a cagare per sempre.. Ehi mi raccomando non le dire ciò che hai sentito. Non le dire che ho chiamato. Non le dire una parola. Niente!...Peppe, hai capito?!"
Peppe non capisce, ma si adegua: "Ok Antò, comunque sei un pazzo. Hai rischiato tanto se è vero, come hai detto, che a mia sorella non sarebbero piaciute quelle parole.."
E Antonio, lapidario: "Siamo tutti pazzi, Peppe. Solo che un pazzo sfortunato è un folle. Un pazzo fortunato, invece, è un coraggioso".
Quindi chiude la chiamata e si mette seduto, immobile, a non pensare. I suoi pensieri, i suoi sentimenti, le sue emozioni, tutto resta sospeso in aria proprio come il filo su cui tenta di camminare l'equilibrista. Folle o coraggioso che sia, aspettando il verdetto della sorte.
1 commento:
leggere l'intero blog, pretty good
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