martedì 22 aprile 2008

Il gusto pieno della vita..

Errare è umano.
Perseverare è diabolico.
Ma fare cazzate è antipatico.

Ti lascia in bocca un sapore strano, fastidiosamente insipido. Non appena ti accorgi di aver fatto una cazzata lo senti, proprio sotto il palato, quel retrogusto di merda tipico del post-cazzata. Avete presente quando si dice “hai pestato una merda” per evocare l’idea di una mossa sbagliata finita male (insomma una cazzata..)?! Ecco, in questo caso la merda ce l’avete in bocca.
Lo so che ora vi starete chiedendo (dai su, chiedetevelo!..) quale sia la differenza tra il pestare una merda, o sentirne invece il sapore in bocca. Ebbene, sappiate che c’è una grande differenza.

“Pestare una merda” significa fare un errore di valutazione, spingersi aldilà di una certa misura, in vista di un fine preciso, ma nello stesso tempo troppo distante. Significa tentare la sorte al buio, percorrere una strada nuova con la finta consapevolezza che la si conosce già, significa provare ad inventarsi un futuro che non esisterà mai, significa…(cazzo, ho finito le metafore!)…insomma avete capito cosa significa.

Ma fare una cazzata è diverso, completamente diverso. E’ qualcosa di complesso che ti regala l’aspro e malefico sapore della merda, e lo depone nelle tue inutili interiora come fosse uno spirito, un sentimento, o peggio ancora come fosse linfa vitale. Perché la cazzata non è l’errore. La cazzata è un tipo di approccio all’esistenza. E’ un fattore che hai dalla nascita o che puoi benissimo apprendere strada facendo, ma l’importante è che una volta divenuto parte di te non t’abbandona più, anzi si ramifica e si perfeziona a tal punto da portarti a pensare che senza non sapresti vivere.
La cazzata la senti, la riconosci mentre la stai compiendo. Sei sicuro del suo esserci. E a quel punto non t’importa più di rimediare a quello che stai facendo, non agisci più in vista del fine che ti eri prefisso, ma continui la cazzata perché tanto è lei che ti comanda. In lei c’è la consapevolezza stessa di quello che stai facendo, una giustificazione ontologica del tuo comportamento, l’espressione nitida di ciò che sei e che non potresti non essere.

Quindi, quando provi la stessa inadeguatezza e lo stesso schifo che il rifiuto escrementizio umano prova per sé stesso, quando ne senti il gusto che ti risale immediatamente in gola quasi come fosse un effetto collaterale normale, è allora che hai la certezza definitiva di quello che è accaduto.
E a giochi fatti si stampa sulle tue labbra una frase primordiale, l’unica, sempre la stessa nei secoli dei secoli: “Ho fatto una cazzata!”
Una frase che ti mette la coscienza a posto, o quasi. Ma forse non è vero nulla..
E le cose che ho scritto prima?!...Beh, tutte cazzate..

4 commenti:

Anonimo ha detto...

“Ho fatto una cazzata!”

Chissà se gli astensionisti avranno mai lo stomaco di pensare...

Anonimo ha detto...

madonna che esagerazione: non se ne può fare un dramma, l'importante è comunque sapere di avere sbagliato ed essere certi che la prossima volta si conterà fino a dieci/venti prima di ripetere l'errore. Punto. Siamo umani, capita a tutti. Ce ne vuole a dire della medra in bocca... sono cose che capitano. Nessuno è un eroe e nessuno è perfetto. Nick, riprenditi!

NicKappa25 ha detto...

"imperfetta arrivista!"...tu non immagini che giornata sia stata quella..comunque dovrei essermi ripreso!..

..Ciao Sam...sinceramente non penso che solo gli astensionisti dovrebbero pensare di aver fatto una cazzata...ma tant'è..è la democrazia...

Anonimo ha detto...

In questo campo mi sento un professionista..hehe..bella nik