martedì 2 giugno 2015

In viaggio mentre (non) dormi


Dove credi di andare?
E poi, pensi che basti credere per andare?
Pensare costantemente alla meta non aiuta a raggiungerla prima. Non è scritto in nessuna teoria scientifica.
Sperarla accogliente, misteriosa e fortunata non assicura certo la buona riuscita del viaggio.
Avere gli occhi fissi sulla strada è sicuramente il più naturale e logico dei passatempi, ma pure il più lento.
Le coste restano coste; le colline, colline; gli stadi, stadi vuoti; i vulcani, vulcani spenti; le spiagge, luoghi sempre troppo lontani; e i letti dei fiumi, spiagge deserte sempre troppo lontane.
Solo il cielo, forse, cambia. Ma nessuno guarda davvero il cielo quando avanza.
È molto più probabile che ci si perda a fissare la striscia che continua la terra, per esaltarsi ad ogni sua fugace deviazione.
Tratteggiando le riflessioni interrotte sull'asfalto, poiché c'è sempre troppo da pensare quando si è in marcia.
E i libri sono difficili e divorati, i dvd pochi e per pochi, i video su Youtube più infiniti di giga e batterie.
Mentre la radio non passa le montagne a meno che non sia una preghiera o una bestemmia.
Nel tragitto in treno i vetri dei poveri tremano, quelli dei ricchi stanno fermi e isolano. Nei primi le parole rimbalzano, negli altri invece scoppiano dentro bolle a forma di cuffie.
Quando allora si prende in mano lo smartphone, quello è il segnale di abbandono: ci sono per tutti i miei contatti, non ci sono per nessuno.  Risate, rimorsi e sbadigli formato 6 pollici.
Camminando, non faresti molta più attenzione. Avresti solo più freddo o più caldo, e risparmieresti indecisione.
Il percorso si fa meno temibile, la scelta non urgente, la soluzione mai irrimediabile.
L'unica cosa che conta davvero è essere sempre in movimento, anche sul posto.
Perché ci sono tante strade per quanti modi di viaggiare conosci.


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