martedì 10 marzo 2015

L'oro di perdersi


Mamma, vorrei solo sentirlo, riassaporare il suo tono caldo e vago, ti giuro mamma, non è altro che chiedo, solo quelle parole trascinate sul fondo, lì dove i concetti chiedono di essere chiusi e lui mi affaticava trattenendo attimi al mio spazio di risposta, soltanto un'altra volta il suo "Pronto, Giulia?!", per prendersi il tempo necessario a prepararsi a esordire con "Amore, mi senti?", solamente ancora un'ultima volta quell'intrattenersi teatrale, quelle sillabe sempre equamente divise al suono di "Che ne dici se...?", e poi in realtà aveva già deciso, solo quello, solo l'ansia che potessi dirgli di no, solo quello! Solo sentirlo!

Domani ti arriverà una telefonata.
Sarò io.
Rispondi, ma non parlare.
Dimmi solo dei "sì", decisi, quando mi interrompo e credi di aver capito.
E dei "no", altrettanto chiari, lì dove mi sarò fermato e sarai confusa.

Il bigliettino di Luca, nella sua forma sconclusionata, non lasciava dubbi. L'avrebbe chiamata, per darle l'ennesima opportunità di non scelta, stavolta soltanto un po' più netta. Non posso essere sicura, ma potrebbe trattarsi della solita storia, di quei weekend fuori porta che fanno una volta al mese, e che finanziano con l'oro di battesimo e comunione di Giulia. Ha sciolto e svenduto ormai quasi tutto, e pensa io non me ne sia accorta.
Io, la mamma. Io, che ha messo quell'oro lì dove lei va a prenderlo per disfarsene.
Non mi offende l'idea, né mi scandalizza l'immagine, la scelta o quello che fanno dei soldi ottenuti con quelle cianfrusaglie. Mi spiazza la facilità con cui mi tiene fuori da tutto questo, come se lui fosse il capo da proteggere, e noi il bestiame da ignorare.
Però è a me che lamenta la sua assenza; è con me che si torce le budella per tutte le volte che Luca s'è finto l'uomo della sua vita, prima di sparire uno, due, tre giorni nel nulla di assurde crisi di panico. Povero figlio, ha degli attacchi e non sa cos'è; così sparisce da Giulia, che è molto più matura di lui, e saprebbe pure come prenderlo, ma non sa come dirglielo. Teme di passare ai suoi occhi per il maschio della coppia. Teme di essere più forte.
Povera figlia. Poveri ragazzi. Pensano di essere moderni, ma soffrono paure di cui mia madre avrebbe riso.

- Ciao Giulia. Lo so, ho fatto un patto con te mille volte, mille volte ho rischiato di frantumarlo, e ho promesso ogni volta di non ritornare allo stesso punto. Ti ho detto che avrei preferito deluderti piuttosto che ferirti ancora. Mi hai avvisato che solo su un punto saresti stata intransigente: niente ipocrisia, nessun tentativo. "Fai quello che devi, ma fai quello che credi: noi non stiamo insieme tanto per...!"

- Sì.
- Giulia: se mi ami, domani parti con me! Prendiamo due biglietti, troviamo un volo per una meta a caso, spariamo insieme e stacchiamoci da questi problemi!  Con l'oro che ti resta dei soldi li abbiamo, ricominciamo in un altro posto, tutto da capo! Io ti amo, ma qui non è possibile! I rancori che abbiamo seminato ci stanno divorando, io ho paura di ogni passo: siamo immobilizzati, cazzo!

- No.
- Aspetta, mi spiego meglio: ho detto domani, ma non dev'essere per forza domani. Dico nei prossimi giorni, soltanto che sia il prima possibile...
- No. Adesso non stai capendo tu: ho detto no!
- Aspetta Giulia, lo sai che se non posso perd..
- ..Ecco: non vuoi perdermi, ma non vuoi stare con me. Qui ora. Conserva bene il mio amore. Addio!


Quel "no" era l'unica parola che mi rappresentava ai suoi occhi, in quel momento. Ed è stata la parola che ha ricevuto, ma non come credeva.
Ha provato a fare suo anche il mio rifiuto, a togliermi il diritto di negarmi, concedendomi il "no" per le volte in cui non avrei capito.
Semplicemente, ancora una volta, non voleva che scegliessi; ma stavolta perché aveva paura che avrei scelto di continuare ad amarlo.

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