giovedì 5 marzo 2015

"Fra Sestri che picchia dodicenni in Villa Rossi". Quando la violenza è un verbo di Facebook


C'è un video che sta girando su Facebook da qualche ora. Dovreste poterlo vedere, è un po' duro e forte, ma niente d'eccessivo. Insomma, a chi non è capitato di assistere a una rissa, o a un pestaggio, anzi, di quelli veri, dove il rumore delle botte fa da sottofondo ritmato alle urla che sputano rabbia e dolore.
Ci sono dei giardini comunali: quelli di Villa Rossi Martini, meglio conosciuta solo come Villa Rossi, a Sestri Ponente. Praticamente Genova, ma non proprio. Comunque Liguria.
C'è lei, quella che le dà. Ha 17 anni, o almeno così è scritto: è tozza, bassa, ha dei tratti marcati e un abbigliamento involontariamente casuale, con dei capelli neri, legati, che seguono ignoranti le mosse della sua testa.
C'è l'altra, che le prende della cosiddetta "santa ragione". Pare sia non più che 12enne: cappotto rosso (forse un Woolrich), blue jeans e stivaletti neri come quei capelli tirati e presi a pedate per i circa due minuti e mezzo di immagini. In faccia, la smorfia, malmenata, di una bambina che si è arresa all'evidenza di voler essere cresciuta troppo in fretta.
Quindi ci sono gli altri, i guardanti e i filmanti, gli spettatori e i tifosi silenziosi o inconsapevoli. Perché chi resta a guardare ha sempre una ragione, e chi non muove un dito lo sa bene dove ha tenuto le mani in quel momento.


Ah no, non è tutto. C'è, infine, il pubblico social. La quinta dimensione dell'esistenza, la profondità accennata che si materializza in lunghezza, perché è da questo metro che si capisce se un post ha fatto successo, scalpore o semplicemente provocato la più terribile delle esigenze: quella di commentare. Di dire che sì, si fa! Oppure no, non si fa!... E partono così le identificazioni di genere ai danni della violenta mini-teppista, condite da tentativi di soluzione (finale).

Puttana.

Ebrea.

Ritardata.

Gesù.

Militare.

Napoli.

Provincia di Foggia (auto-accusa campanilista).

Pericolo D'Urso.


Botta d'ironia.

Allora ci sono cascato anch'io. Non su Facebook, direttamente. Ma qui, ora, scrivendo a un lettore che non c'è, perché non c'è l'obiettivo di questo mio post, e di queste mie parole.
Nel frattempo la Procura di Genova ha pure aperto un'indagine per concorso in lesioni aggravate, partendo appunto dalle immagini arrivate sul social network dopo essere state caricate su Whatsapp da qualcuno che voleva evidentemente vantarsi e godere dello scempio di un pestaggio impari.
Come la stessa autrice, questa giovane, una volta nota come Fra Sestri, che dal momento dell'ascesa 2.0 delle sue prodezze manesche ha capito di aver chiesto troppo persino al suo egoismo in erba, finendo col cancellare il suo profilo e venendo "sostituita" dalla pagina "Fra Sestri che picchia dodicenni in Villa Rossi". Che credo non abbia bisogno di introduzioni di rito.
Si tratta, in ogni caso, di una specie di pagina di denuncia, anche se qualcuno ha avuto più di un dubbio, e in molti hanno pensato di segnalarla per pubblicità o vero e proprio incitamento all'odio. Mentre parecchi altri hanno apprezzato il tentativo di sputtanamento mediatico della scalmanata che si accanisce sulla povera ragazzina come in un picchiaduro.
Nel caos, ecco però creato l'imbuto di indignazione pronto a canalizzare, verso un unico contenitore, la rabbia di chi si è sentito violato e turbato da un episodio che forse avrà giustizia, o forse no, ma che all'atto pratico/comunicativo dimostra come la violenza non sia tanto un modo per risolvere i conflitti, quanto sempre di più una chiave per accedere alle dinamiche di una società disgregata e bisognosa di vendette e punizioni.
Come se chiunque, scrivendo su Facebook, bonificasse personalmente la propria coscienza dal peccato di non essere stato lì, dove una diciassettenne in trance di protagonismo e cattiveria sprecava tutto il suo disagio contro una povera adolescente indifesa, mentre altri ragazzini, spettatori inermi travestiti da incarnazioni social della realtà virtuale, assistevano silenti.
Pronti anch'essi, dopo, a puntare indici. Voci del verbo commentare.

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