sabato 31 maggio 2014

Le scoperte inutili del ragionier Federico Mellifluo


Scena I

Il ragionier Mellifluo voleva tanto un'aspirina, entrò in cucina per rovistare nel cassetto delle medicine, ma vi trovò soltanto quella stupida Vivincì e una striscia di coca avanzata dall'ultima riunione di condominio. Optò allora per la Vivincì tirata col naso, era un salutista.
"Sembra proprio una serata di quelle in cui a un certo punto svengo", disse prima di svenire, steso come un libro abbandonato sul comodino. La moglie non fece in tempo ad arrivare a disinteressarsene, che subito si vide costretta a fumare una sigaretta per calmare i nervi. Non le piaceva il disordine per casa: "avrebbe potuto lasciarsi andare sul letto il deficiente!"
In quella casa la vita si svolgeva così da circa un mese, da quando il signor Mellifluo, ragionier Mellifluo, era stato sorpreso dalla figlia a pagare tutte le tasse fino all'ultimo centesimo e tutte entro la data di scadenza. Non che la cosa sia strana per un ragioniere, sia chiaro. Ma a Rebecca, 16enne dai banalissimi capelli bruni lunghi fino alla fine del collo, crollò il mondo addosso soprattutto alla vista della ricevuta del canone Rai: era il 30 gennaio.
 - Papà, ma siamo così banali?
 - Perché?
 - Papà, cazzo, sei l'unico della scala che ha pagato il canone! Ho chiesto in giro.
 - Non siamo banali, siamo precisi.
 - Papà, cazzo, il canone Rai! Quelli hanno già pronti gli spot fatti apposta per chi pagherà in ritardo, faglieli usare!
 - Ma hai sempre detto "cazzo" tutte ste volte, o è na novità?
 - Cioè ti interessa proprio sapere da quando uso l'intercalare "cazzo"?
 - Sì. Siamo banali.



Scena II

 "Nessuno esce da questa stanza se prima non viene il prete a benedire la casa!"
 - Non ho capito.
 - Hai capito bene Filippo: nessuno esce da questa stanza prima dell'arrivo del prete a benedire la casa!
 - Mamma tu stai scherzando?! Devo passare in copisteria e poi andare a lasciare una cosa a Lucia.
 - Ci vai domani!
 - Dove?
 - In copisteria.
 - Ok. E da Lucia?
 - Pure. Chi è la tua ragazza?
 - Rosaria, lasciali andare, bastiamo io e te per il prete...
 - Federico stai zitto. Posso avere una volta voce in capitolo in questa casa?
 - Veramente, mamma, qua ci viviamo da due ore, non ha ancora avuto voce in capitolo nessuno.
 - Tu, Rebecca, sei sempre stata il genio incompreso della famiglia. Ma non ti muovi manco tu!
 - Comunque ma', Lucia te l'ho presentata due volte.
 - Non durerà!
 - Sti cazzi, mica mi voglio sposare a 19 anni!
 - Non durerà comunque.
 - Rosà mi sa che sta cosa della benedizione t'ha preso troppo...
 - Ma tu che fai, parli sempre coi puntini di sospensione?
 - Bella questa.
 - Rebecca ma non tu non ce l'hai un amore da salvare come tuo fratello?
 - No papà.
 - Non mi sorprende.
 - Cioè?!
 - Siete uno spasso: me ne posso andare?
 - Filippo se ti muovi giuro che ti urlo quello che non ti ho urlato quando t'ho messo al mondo!
 - Vabè allora chiamo Lucia e le chiedo se mi vuole lasciare per cellulare prima che arrivi il prete a benedire dio solo sa cosa che qua non ci sta niente...
 - Che bello Filì, hai preso pure i puntini di sospensione da papà.
"Certe volte giurerei di non conoscervi", pensò tra sé e sé il ragionier Federico Mellifluo, e si abbandonò sulla sedia, come se in quella casa vi fosse una sedia. E invece non c'era proprio nulla.



Scena III

"C'era una volta..."
 - Papà, questa di sicuro la sa già.
 - È l'inizio, iniziano tutte così le favole.
Così il signor Federico Mellifluo riprese: "C'era una volta una bellissima fanciulla che viveva nel bosco, perché la mamma era morta per farla nascere, e il padre aveva sposato una donna cattiva e arrogante."
 - Papà ci pensi che nelle storie i vecchi vedovi sposano sempre delle stronze?
 - Interessante, Rebè, davvero, ci penserò. Però c'è un bambino, le parolacce magari...
 - Sì scusa, era per farti capire bene il concetto.
"Insomma", continuò il ragioniere, "la matrigna interroga uno specchio, che le dice che la fanciulla, Biancaneve era il suo nome, è molto bella, più della stessa vecchia. Lei allora manda un cacciatore nel bosco a catturare Biancaneve per strapparle il cuore, ma il cacciatore si commuove, la lascia andare e Biancaneve finisce così a casa di sette uomini piccoli piccoli, detti 'nani'."
 - Papà, a questo punto della storia io ho sempre pensato che a Biancaneve sarebbe convenuto tornarsene al castello. Lì la vecchiaccia non avrebbe potuto farle niente, c'era il padre a sorvegliarla.
 - Rebè ma che vuoi?
Mellifluo avanzò: "Con i nani Biancaneve viveva allegra e felice, poi un giorno la strega, travestita da vecchia, si presentò nella piccola casa e offrì una mela a Biancaneve. Ma la mela era avvelenata, e dopo un solo morso Biancaneve svenne."
 - Su questo in realtà aspettiamo ancora gli esami della scientifica...
 "Rebecca sei uno spasso", disse il ragioniere, prima di fermarsi di nuovo. Per un minuto, che divennero subito due. "Quindi arrivò il principe azzurro..."
 - Cazzo dici papà?
 - Non arriva il principe?!
 - Sì, il principe e basta. Senza colori.
 - E che fa?
 - Cosa vuol dire "che fa"?
 - Non ho mai capito come finisce Biancaneve...
 - Finisce che si sveglia.
 - Ok, ma come?
 - Boh, si sveglia e basta. Sicuro poi sposa il principe "e vissero tutti felici e contenti".
 - Senza sapere come?
 - Cazzo ti frega papà?!
 - In effetti. Fortuna che qui bambini non ce ne sono.


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