martedì 4 dicembre 2012

Il dolce fascino di vivere fuori sincrono

Sono alla ricerca di una colonna sonora.
E di parole. Perché se mi ascolto mentre penso, rischio seriamente di stonare.
Oggi sull'autobus aspettavo con ansia che scendessero tutti a quella solita fermata del cazzo. Non per tornare  a respirare: alla puzza ci ho fatto il callo, ho smesso di lavarmi anch'io. Piuttosto per riprendere a canticchiare quel passeggio di note e parole che è stucchevole ritmo della mia apparente serenità.
Dolce è la città che corre e ti ignora, più di quanto non parrebbe dal menefreghismo di facciata. Così è un bel periodo che odio i luoghi affollati, quelli dove ti ritrovi per forza a guardare in faccia qualcuno. E finisci allora per specchiare la tua condizione nella tristezza di quella signora che l'ultima volta che ha scopato col marito c'era ancora Corrado col maestro Pregadio, oppure ti giudichi migliore di quegli stupidi ventenni tutta vita e playstation, o forse scambi il grigio armamentario di un giovane neo-lavoratore per la proiezione speranzosa di ciò che non vorresti essere mai, ma che in realtà brami ardentemente.
La routine piena, codificata. Non quegli scampoli faziosi di appuntamenti e ritrovi, proprio quella spasmodica attesa di un nulla oceanico che alza i gomiti nei pub, per trovarci sotto trova un'ascella pezzata e un desiderio per cui non è mai troppo tardi. Perché quand'è davvero tardi, il desiderio se n'è già bello che andato.
Tutto quello che vogliamo, noi  e questi viaggianti di strada, è benedire ogni passo che facciamo come se potesse essere quello buono per la gloria, per la felicità. Perciò pestare una merda sarà sempre meglio che restare fermi al palo, o alla fermata del bus.
Tutto quello che vogliamo è continuare a vederci impegnati nella vita, giocare con il nostro fine, vederlo allontanare, rincorrerlo, maledirlo e sognare d'abbracciarlo.
Tutto quello che voglio adesso è una colonna sonora.
Le parole sono arrivate. Non so se erano quelle che aspettavo. Cerco di non ascoltarmi mentre penso.
O forse di non pensare mentre mi ascolto.



Nessun commento: