domenica 17 aprile 2011

Solo io e il mio amore

Dimmi qualcosa.
Qualunque cosa, anche un'offesa. Ma parlami. Parlami perché ho bisogno di tornare ad ascoltare la tua voce; devo sentir vibrare le tue corde vocali, sapere che il tuo respiro è vivo, vedere boccate di aria gelida fuoriuscire dalla tua sagoma. Anche se non vedo neanche quella, ma solo lo schienale di una sedia. Ma tu fa' parlare quella sedia, ti prego.
Vuoi un bicchiere di vino? Una birra? Dovrei avere un amaro lì nella credenza, ne vuoi un cicchetto? Rispondimi, cazzo! Ti limiti a ripetere pappagallescamente il finale di tutte le mie frasi, senza alcun senso. Perché non mi parli? Ti pare che non sappia che stai pensando a me?! Sono la prima persona sulla faccia della terra che vorresti odiare, e l'ultima che vorresti perdere. L'ultima che vorresti amare, e la prima che avresti voglia d'abbracciare. E tutto sempre con la tua solita discrezione.
Devi fartene una ragione: io da qui non mi muovo. Non c'è motivo che potrà spingermi lontano da questa stanza: non il tuo silenzio e non il gelo, né la paura di perderti o il bisogno andare a pisciare, e nemmeno la fame, anche se siamo qui da quasi otto ore e non abbiam mangiato nulla. L'unico modo che hai per farmi andare via è girarti, guardarmi negli occhi e dirmi senza cedimenti: "Con te non sono felice!".
Ma non lo farai.
Perché sai che non è così. Perché non ti ricordi più neanche più cosa si prova ad essere felice. Perché ti dispiacerebbe avere ragione.
O forse semplicemente perché su questa sedia tu non ci sei e non ci sei mai stata. E non c'è mai stata la tua voce, sempre pronta a ripetere meccanicamente il finale di ogni mia frase. C'era soltanto l'eco delle mie parole respinte da questa stanza vuota.
Ecco dov'era lo sbaglio quando credevo d'averti sentito dire che mi amavi: ero solo io che parlavo a me stesso.


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