domenica 16 agosto 2009

Estromissione


I fuochi d’artificio, i botti. Si spara. Baccano.
Voci. Gente che si lamenta (forse è un concerto di musica napoletana..), gente che vorrebbe lamentarsi, gente che si lamenta perché vorrebbe lamentarsi.
Ognuno dice la sua. Ognuno espone la propria visione della realtà, e spesso della realtà altrui.
Perché? Domanda insanabile, conflitto interno irrimediabile. Mentre mi scoppia la testa trascino stancamente i miei neuroni ad una soluzione tanto doverosa quanto banale: facciamo rumore perché gli altri si accorgano che esistiamo.

Appartati, al buio o comunque nell’anonimato, non riesce a vivere più nessuno.
Muti e riflessivi, pacati osservatori di un "caos" che trascende da qualsiasi ente supremo (un “caos” che è esso stesso ente supremo) : paradigmi umani con questi connotati sono pressoché scomparsi.
Avremmo bisogno di vuoto. Ma tutto esplode e vien fuori per suscitare reazioni e sussulti. E tralasciamo momenti di spessore: come la contemplazione del nulla, la fissità dello sguardo, l’immedesimazione nei propri pensieri. La calma.

Dio benedica la genuinità, la spavalderia e l’istinto puro. Salvi chi addobba l’ambiente con le sue manifestazioni d’essere, e preservi gli uomini del “tutto e subito”!..
..Ma io di Dio ho un vago ricordo, e a questi vezzi preferisco l’amenità del nulla. Statica forma di partecipazione alla realtà.

Persino l’atto di scrivere è in certi casi una violenza (basti vedere il mio blog!..), figurarsi il parlare. Ed anche ad agire si fanno spesso brutte figure.

Solo a pensare non si sbaglia mai.

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