venerdì 21 gennaio 2011

Before the sunset


Io resto qui a guardarti, come si guarda un uccello rimasto incagliato sulle altezze di un albero irraggiungibile.
Ti guardo e mi accorgo che ti piace sbagliare. Non per masochismo, e neanche per procurarti del facile vittimismo. No: ti piace sbagliare perché ami l'idea di rimediare allo sbaglio fatto. Ami il miglioramento di te stesso per un danno procurato da te stesso. Tu come artefice unico della tua natura, croce e delizia della tua coscienza. Ti sottostimi per stimarti dopo, un po' di più.
Sbagli e accetti la sospensione della normalità con una serenità funerea che sa quasi di rassegnazione. Se non ti conoscessi, canterei del tuo cinismo come della sola ragione di vita che t'accompagna. Passi per l'uomo privo di sensibilità che invece non sei, e l'unica cosa che riesci a dire ogni volta è: "Un giorno capirete.."
Mi pare di conoscere tutto di te. Trattieni i pensieri in testa come fossero degli intellettuali incarcerati e tu il regime: conosci il loro valore, e per questo eviti che lavorino a migliorare il livello del paese a danno dell'ordine costituito. Ma sai anche che prima o poi tu crollerai, e a quel punto loro schizzeranno come schegge impazzite contribuendo a distruggere la tua memoria nelle memorie degli altri. E cadrà così nel dimenticatoio pure quel poco di buono che avevi fatto.
Ora però sei tu a voltarti verso di me. E i tuoi occhi mi dicono che continuerai a vivere cosi finché ne avrai le forze. E' il tuo destino, e vuoi accettarlo come si accetta un figlio.
Ecco quindi che resto sempre qui a guardarti come si guarda un uccello incagliato sulle altezze di un albero irraggiungibile: sento che mi dispiace, ma non posso far niente.
Poi la luce si spegne, e non vedo più nulla. Allora chiudo gli occhi. Quando li riaprirò forse non sarai più lì, ma anche l'uccello potrebbe non essere più sull'albero. Ed io sarò felice.
Perché, nonostante gli errori commessi, vi sarete alzati entrambi.


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