Mentre mi affanno a capire come mai molta gente sprechi energie a criticare un sistema d'informazione ormai palesemente andato ( non per caratteristiche strutturali, ma per la propria dimensione di parassitosi nei confronti di un sistema politico ormai andato), voglio capire come mai di fronte a tanto allarmismo nessuno si degna di spiegare alla gente comune che un altro modo di sapere esiste.
Essendo già da un pò di tempo che mi pongo lo stesso interrogativo, oggi vi rendo partecipi dell'irritazione di una soluzione tanto semplice ma allo stesso tempo tanto lontana.
Se non sbaglio qualche anno fa, la previsione del proprietario del Washington Post fu quella della chiusura del ciclo di carta stampata entro una data approssimabile per il 2012.
Ora, nessuno di noi pensa che il supporto di scrittura cambi i contenuti dell'informazione, ma sicuramente i presupposti di approccio all'interattivo sicuramente cambia i contenuti della ricerca d'informazione.
Far finta di cercare in internet notizie e poi ridursi al solito referente rintracciabile nella carta stampata, non è un modo alternativo di informazione; bisognerebbe avere il coraggio di uscire fuori dal circolo delle strutture ormai falsamente istituzionalizzate.
Sicuramente non è semplice come cercare i programmi sulla guida tv, ma il gioco dovrebbe valere la candela, sopratutto per chi, alzando anche troppo la voce, si scarica contro quel sistema d'informazione ormai palesemente andato, senza però cercare di tirarsene fuori.
Il problema è che il celeberrimo DIGITAL DIVIDE è nel nostro cervello; in questo caso è la distanza tra le informazioni che cerchiamo e ciò che desideriamo essere vero o presunto tale.
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