giovedì 17 ottobre 2024

L'unica promessa possibile

 

Niente più dubbi. Niente più.

Niente più prime volte, niente più sudore, niente pelle d'oca, niente più paure, niente più timidezze o turbamenti da nascondere con un lucido sorriso strafottente.
Niente più abbracci camerateschi, niente bonari calci in culo, niente schiaffi sulla nuca a tradimento. Niente più scommesse perse o quasi vinte, niente sensi di colpa, nessun rammarico o peccato.

Niente più pagine da leggere, libri da studiare, esami da cannare, strade sbagliate da cui rientrare.
Niente più calendari né feste comandate, niente più impegni, scadenze o traguardi.
Niente più da imparare, niente di nuovo da scoprire, niente da condannare, niente da colpire.

Niente più bugie, neanche a fin di bene.
Niente più drammi né cuori spezzati, niente più rifiuti, niente attrazioni, nessuna testa da perdere.

Niente più gradoni, niente chilometri, niente più seggiolini scadenti o scoloriti, niente più palcoscenici inattesi che tolgono il fiato.
Niente più bandiere, braccia alzate, gole stanche, felpe fradicie e maleodoranti, niente canti trascinati e cori secchi.
Niente più gioie minime, annate mediocri e cocenti delusioni.
Niente più inferni o purgatori.
Niente più boati e, solo per voi e per la vostra ansia di vivere stappata via troppo presto, niente più rivali.

Per noi, qui, niente più scuse o passi indietro: chi tifa Foggia dovrà farlo più forte, dovrà farlo per voi.





sabato 17 giugno 2023

Quando il buio si avvicina

Al solo pensiero di potermici riavvicinare, la puzza di vecchio, di chiuso, di stantio mi ha assalito le narici come un gatto sbucato dal buio all'improvviso.
Cosa ci fosse qui dentro, iniziavo a non ricordarlo più nemmeno io.
Tanti anni fa ci venivo a lasciare scatoloni di paure, timidezze, illusioni, convinzioni finite imballate e nascoste per trovargli un riparo dalla polvere del tempo che passa e smaterializza. Dissacra. Sminuisce.

Chi ero io? Chi eri tu? In questi contenitori ci sono ammassate così tante possibili personalità, che sembra davvero improbabile poterne trovare una reale. E si finisce come a sfogliare i vecchi album di fotografie, o Wikipedia, o YouTube: perché sono venuto qui? Cosa stavo cercando? Chi stavo cercando?

Se chiudo gli occhi, però - tanto qui sono così solo da sentirmi al sicuro - riesco quasi a ricostruire un buon numero di quelle notti salvate da questo stanzone, e dall'ingenua pretesa di riempirlo per fare ordine o per darmi un tono davanti al grigio orizzonte di un domani che avrei voluto divorare ma nello stesso tempo rinviare all'infinito. Sempre fuori tempo io e lui, come gli autobus di Roma e chi li aspetta, come il piede d'appoggio dei vecchi e le scale mobili. Con la regia di una musica fidata a dettare i ritmi, luci sempre le stesse e pochi oggetti di scena.

Una recita, anzi un monologo. Qualche spettatore, dalle poche finestrelle in cui capitava di avvertire occhi interessati - anche loro sempre gli stessi -, comunque abbastanza per scatenare insieme accenni d'ansia di prestazione e lampi di senso di responsabilità. Vediamo come metti a posto. Vediamo che ti inventi stasera.
A metà del lavoro, puntualmente, ero bloccato senza aver combinato granché, e rinnegavo quella scelta, quel luogo, gli ultimi 5 anni di vita, l'alfabetizzazione, insomma me stesso. Poi, scavallato il punto più alto di crisi, iniziando a intravedere come in un miraggio le vicine e sicure sponde del fallimento, sentivo la pressione scivolarmi via dal corpo, sciogliendomi in movimenti agili e ripetuti, osavo, azzardando acceleravo, mi perdevo eppure ritrovavo sempre la via, o più verosimilmente, accorgendomi di non avere altro sbocco che un campo desolato, ci piazzavo le mie cose e la chiamavo destinazione.

Nonostante tutto, ogni finale mi pareva l'impresa più credibile mai compiuta nella vita.

Questo ho fatto stasera. Ho aperto, ho sfilato le ragnatele, ho puntato dritto a un paio di scatoloni. Aprendoli e rovesciando tutto fuori.
Sarà poco, saranno soltanto parole. 
Non sono mai la soluzione, ma se ce n'è una - per me - è da quei binari che passa.



domenica 31 gennaio 2021

In Australia anche i laghi uccidono

- Ma hai visto quanta neve?!
- Non mi frega un cazzo, ti ho detto!
- Ho freddo.
- Anch'io, porco questo mondo e quello che verrà dopo, anch'io! Cosa credi?
- Eh ma non lo dici mai.
- Oh mio Signore! Tremo, non lo vedi, sto tremando, ecco perché non lo dico!
- Devi essere uno di quelli che le cose è meglio non dirle perché poi ci pensi e fanno più paura.
- Sì, cazzo, sì! L'hai capito finalmente.
- Eh ma non funziona così.
- Così come? Che significa?
- Non è che non parlare di una cosa te la fa dimenticare.
- Ma tu chi cazzo sei? Cosa vuoi? Siamo solo capitati nella stessa fila per una tazza di brodaglia!
- Non lo capisco perché tu non vuoi parlare con me.
- Parlare di cosa?
- Di tutto, di niente. Della neve. Hai visto la neve? Mai vista una neve del genere.
- Tu devi essere pazzo: non c'è altra spiegazione! Mio Signore mi stai punendo più di tutti gli errori che avrei potuto compiere in una vita. Morirò assiderato in questa prigione che non ha nome, in mezzo a una folla di disperati, e sto passando le mie ultime ore con un folle.
- Posso raccontarti una storia? Ti piacerà, giuro.
- Fa un freddo cane, ho voglia di piangere e non lo faccio solo perché ho paura di gelarmi il volto con le lacrime. Sono stanco. Non mi piaci. Racconta quella che vuoi.
- Hai presente quel proverbio "paese che vai, pericoli che trovi"?
- Sì, e sono abbastanza sicuro che non è come l'hai appena detto.
- Ok, non conta. Senti: mio cugino viveva in Australia qualche anno fa, un giorno che ci scambiavamo dei messaggi mi manda in chat la foto di questo lago rosso, non me lo ricordo il nome di questo lago ma si trova in un'isola australiana ed è rosso come il sangue, non scherzo, c'è questa foto dall'alto che fa impressione, attorno c'è tutto il verde degli alberi e in mezzo questo lago rosso, sembra la ferita di una foresta sanguinante, dicono che non puoi entrarci perché si mischia con il tuo sangue e lo fa più salato, muori in meno di un mese, ti circola un lago nelle vene, capisci, qualcosa di mostruoso, dentro non c'è nemmeno un pesce, neanche il più maledetto, solo gli scienziati si sono ingegnati in qualche modo che prelevare un po' d'acqua e metterla in un contenitore trasparente: è diventato tutto rosso!
- Ovvio, se il contenitore era trasparente e l'acqua è rossa.
- Ecco, non è importante. Questo lago non si può visitare, tutta l'isola in realtà non si può visitare, solo dall'alto, in elicottero, sai che effetto deve fare, guardare l'oceano blu e in mezzo un cerchio verde con al centro questa forma strana tutta rossa, che non penseresti mai è un lago, sembra una lingua, una lingua di sangue.
- Un lago rosso?
- Un lago rosso! Non potevo crederci, ma giuro che è vero.
- Dai... Finalmente tocca a noi, forse riusciamo a mangiare qualcosa.
- Certo fa davvero freddo qui.
- Già. Si congela. Comunque no, io una neve così non l'ho mai vista.